Vai al contenuto
CHRONOPOLIS
  • CRONACA
  • CUCINA
  • CURIOSITÀ
  • EDITORIALE
  • EROTISMO
  • GEOPOLITICA
  • INTELLIGENCE
  • TURISMO

El Chapo murato vivo nel Supermax

29 Luglio, 2019

Ascesa e declino del Signore della droga e dei tunnel. In Messico divampa la guerra dei narcos

Il 12 febbraio 2019, a New York, dopo 6 giorni di camera di consiglio, la giuria dichiara colpevole in riferimento a tutti i 10 capi di accusa Joaquín Archi Guzmán Loera, detto El Chapo per la sua bassa statura fisica, il più ricco e potente Signore della droga del Messico e, presumibilmente, del mondo. Il 17 luglio 2019 El Chapo viene condannato all’ergastolo più trent’anni per tutti e dieci i capi d’accusa che sconterà all’interno del supercarcere di ADX Florence in Colorado (oltre ad un risarcimento di US$ di 12,6 miliardi pari ai proventi ricavati dal narcotraffico). Alle 3.37 del giorno seguente si alza in volo dall’aeroporto La Guardia un jet impiegato per i viaggi dei prigionieri. Alle 7.15 circa il velivolo atterra a Pueblo, in Colorado, a circa 40 miglia dalla prigione conosciuta come Supermax dalla quale non è mai fuggito nessuno. Ad attenderlo c’è la cella regolamentare, 2 metri per 4, dotata di un piccolo water, un lavandino e una branda in cemento. In altre parole, una sorta di “sepolcro” tecnologico che lo ospiterà sino alla fine dei suoi giorni, dotato una finestrella di 10 centimetri attraverso la quale si intravede uno scampolo di cielo. In tale condizione, assolutamente meritata, sebbene pesantissima, il Signore della droga e dei tunnel (attraverso ai quali ha fatto trasportare migliaia di tonnellate di stupefacenti e ha realizzato 2 o 3 evasioni dalle carceri messicane) sconterà la pena, trascorrendo 23 ore al giorno in isolamento totale.

Una detenzione così dura è motivata dalla necessità di tutelare la sicurezza del prigioniero, minacciato da più parti. C’è chi lo vuole morto per timore che possa decidere di collaborare tradendo i suoi sodali e chi, invece, spera di sbarazzarsi di un boss circondato da un “prestigio criminale” così diffuso e radicato, benché in carcere, per prenderne il posto. Chi lo vuole vivo e torchiato è la giustizia a stelle e strisce che intende costringerlo a parlare e a mettere sul tavolo i circa 14 mld di dollari di patrimonio personale accumulati in questi decenni, pur di alleggerire uno stato di detenzione insopportabile. Sconsolato mentre lo conducevano verso la “tomba di cemento”, lui stesso ha commentato: “Mi mandano in un luogo dove non sarà possibile neppure sentire il mio nome. Non c’è giustizia”. Si è sbilanciato in tal senso anche l’attuale presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador, parlando di “atto disumano”.

Nel frattempo, giù nel Messico divampa la guerra dei narcos, costata nei primi 6 mesi dell’anno 17mila omicidi. Con il Chapo fuori gioco, il Cartello di Sinaloa si è spaccato in due fazioni in lotta fra loro: il gruppo del co-fondatore, El Mayo Zambada, contro i Los Chapitos, i figli del boss. Ne sta approfittando El Mencho, leader del Cartello di Jalisco, che sta allargando il proprio controllo territoriale. Si sta inoltre verificando un fenomeno analogo a quello occorso in Colombia dopo la morte di Pablo Escobar: la nascita dei cartellitos, una pletora di microrganizzazioni armate di trafficanti sanguinari. In Baja California, ad esempio, hanno fato nuovamente capolino – si fa per dire – i “tagliatori di orecchie”, gangster che terrorizzano gli spacciatori infliggendo mutilazioni. La partita è aperta. Il sangue scorre a fiumi. El Chapo è murato vivo. Gli USA preparano altre operazioni “politico-militari”. Che accadrà?

Raoul Mendoza

Post navigation

Articolo precedente:

L’Arabia Saudita tenta l’assalto al futuro

Articolo successivo:

Yalta 2.0 e il caso intercettazioni al Metropole

[categoryposts]

Articoli più recenti

  • In trappola El Chapo con gli occhi a mandorla 24 Gennaio, 2021
  • Omicidi mirati come anti- interconnessione d’intelligence: in corso la controffensiva Usa? 24 Gennaio, 2021
  • Blue Monday, alla ricerca delle città più desolate del pianeta 18 Gennaio, 2021
  • Pure Bankitalia critica il sistema fiscale del Belpaese 14 Gennaio, 2021
  • Acqua, le reti colabrodo perdono il 42% del volume 28 Dicembre, 2020

Tag

ambiente antimafia Cina città Commissione Ue Comuni Coronavirus Covid-19 criminalità organizzata crimine crisi democratici digitalizzazione Donald Trump erotismo Fondazione Antonino Caponnetto geopolitica guerra innovazione intelligence Intelligenza artificiale legalità mafia mafie Marco Minicangeli N'Drangheta narcos narcotraffico noir OMCOM pandemia piacere Pier Paolo Santi Recovery Fund riciclaggio del denaro sporco Salvatore Calleri serial killer servizi segreti smart city spionaggio Stati Uniti d'Europa terrorismo Trump Unione europea USA
© 2021 CHRONOPOLIS | Built using WordPress and SuperbThemes