“I Ragazzi del Nickel”, il nuovo appassionante romanzo di Colson Whitehead
Ha vinto il premio “Pulitzer” nel 2016 con il romanzo “La ferrovia sotterranea”, ma il successo vero, quello che lo ha fatto conoscere al grande pubblico mondiale, è “Il colosso di New York”, uscito nel 2003, a solo quattro anni dalla sua prima opera letteraria. Insomma, un successo veloce e planetario che porta alla luce una tecnica di scrittura caratterizzata da una narrativa particolareggiata, capace di cogliere una visione profonda del vivere quotidiano. Un affresco sulla quotidianità, quello di Colson Whitehead , con una grande propensione a rivelare il proprio habitat, così puntigliosamente che anche chi non è mai stato a New York la riconoscerebbe a prima vista. Come fosse un newyorkese da diverse generazioni.
Adesso Colson Whitehead esce con l’ultima fatica letteraria, “I Ragazzi del Nickel”, dove con grande naturalezza evidenzia uno dei tanti buchi neri presenti nella società americana: l’integrazione e il rispetto dei diritti civili. Questo romanzo, infatti, è incentrato su uno dei tanti episodi contorti che riguardano la comunità afro-americana.
L’esistenza dei più alti gradi di democrazia presenti nella società, e nella politica statunitense, non sono da considerarsi un semplice assioma che ci indirizza immediatamente nella casella dell’eguaglianza. Anzi. Al cospetto di cotante falle di una collettività, così profondamente democratica, come quella statunitense, ci si pone l’interrogativo di come possano sopravvenire delle storture del genere; ma soprattutto ci si chiede come si possa intercedere per far germogliare il seme del rispetto dell’altro, della convivenza reciproca. Ecco, il romanzo di Colson Whitehead non è solamente una fatica letteraria scritta, tra l’altro, benissimo, ma è, soprattutto, un richiamo all’anima di ognuno di noi; Il lettore si ritroverà alla ricerca smodata del rispetto dell’altro.
Il romanzo fa riflettere in una precisa direzione, evidenziando come nella società vige un sistema di regole dove l’individualismo non sempre ha dei risvolti positivi; e, contestualmente, rileva vi sia nell’universo una diversità che non deve far paura ne può essere accantonata. In un incrocio narrativo che prende vita dalla vicenda della scuola Dozier School for Boys di Marianna, in Florida, ecco la storia cruda di un romanzo che nel sua costruzione vive di continue citazioni di Martin Luther king. Come se Whitehead avesse bisogno di appoggiarsi moralmente in ogni passo nel costrutto di questo romanzo. Nella storia al rispetto delle regole della società americana si contrappone una realtà diversa dove la giustizia è un optional. Questa doppia faccia della società americana appassionerà il lettore in un pathos senza eguali. Come sia possibile che una vita possa essere completamente stravolta, costruendo delle false verità?
E come è pensabile che gli organi preposti alla regolamentazione della società possano aver permesso un tale stravolgimento della vita di un qualsiasi individuo?
Il libro è tutto qui, un pugno nello stomaco nelle coscienze delle persone. Serve a ricordare che Il pensiero e le vicissitudini di Martin Luther King non son distanti anni luce, non sono appartenenti ad un era preistorica. Bensì, sono più vicini di quanto possa sembrare; ed ecco che la ricorrenza sistematica delle parole di Martin Luther King nella pubblicazione sono da considerarsi come una sorta di coperta di linus. Un libro che fa piangere ma che aiuta a ragionare che nella vita, forse, non basta sopravvivere, bisogna vivere. Per se stessi, per la verità e per il cambiamento delle generazioni future.
Giulia Rebecchi