I soldi sporchi delle mafie 4.0 sono un rischio enorme per l’economia globale
Parla Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto
Le mafie transnazionali costituiscono un grave problema geopolitico che intossica, sia i sistemi democratici, sia la struttura dell’economia globale. L’Italia, che di mafie se ne intende, essendone patria originaria, rappresenta uno straordinario osservatorio del fenomeno mafioso e delle sue mutazioni. Da oltre un secolo lo Stato italiano, o meglio alcuni suoi pezzi, e la società civile, determinate sue articolazioni e certi corpi intermedi, hanno ingaggiato una lotta senza quartiere contro i sistemi criminali organizzati che hanno colonizzato ampie zone del Belpaese. I fautori della legalità hanno accumulato esperienze importanti e segnato anche successi significativi in questa guerra. Ma la partita è ancora aperta. La strada è ancora lunga, perchè il nemico è subdolo e camaleontico. E tutte le energie, tutte le risorse, servono e vanno coagulate per continuare la battaglia. Una delle istituzioni più autorevoli, vero e proprio baluardo del fronte antimafia, è la Fondazione Antonino Caponnetto. Oggi abbiamo il privilegio di discutere con il suo presidente, Salvatore Calleri, dell’attuale evoluzione del fenomeno mafioso e dello stato dell’arte delle azioni di contrasto più opportune e auspicabili considerando il complesso scenario internazionale.
- Vuole ricordarci quando, perché e con quali obiettivi è stata creata la Fondazione?
La Fondazione nasce nel giugno 2003, sei mesi dopo la morte del giudice Caponnetto. Nasce per continuare l’opera. In particolare le azioni della Fondazione riguardano: l’organizzazione dei vertici antimafia, la redazione di report sulle presenze mafiose, la formazione di studenti, giornalisti e cittadini.
- Che tipo di attività state gestendo attualmente?
Attualmente tutte le azioni di cui sopra vengono svolte con regolarità.
- Dopo le azioni repressive e qualche risultato investigativo raggiunto da parte dello Stato, è possibile tracciare un quadro della situazione attuale dei sistemi criminali organizzati nel nostro Paese (preferisco chiamarli così)?
In questo momento nel nostro Paese esistono tra gruppi criminali organizzati e/o mafiosi una trentina di ceppi e alcune migliaia di clan sia italiani che stranieri che fatturano oltre 200 miliardi di euro. Questi ceppi sono il primo problema del nostro Paese.
- Come si configura oggi l’annoso rapporto mafie/politica?
La mafia, che non è una semplice organizzazione criminale, per espandersi e sopravvivere, da sempre s’interfaccia con la politica. Oggi questi rapporti si sono estesi dal sud al profondo nord e persino in Europa.
- Poco tempo fa avete avviato un’interessante ricerca sulle mafie transnazionali nell’area del Grande Mediterraneo, a che punto siete e con quali risultati?
Abbiamo concluso la prima fase di ricerca con l’Omcom (Osservatorio Mediterraneo criminalità organizzata e mafia) che ha toccato tre Stati: Malta, San Marino e Svizzera. È nostra intenzione continuare con la Slovacchia.
- Non ritiene che il rapporto crimine/potere sia un dato strutturale piuttosto che una patologia curabile dei sistemi democratici?
È un dato strutturale curabile, sennò il sistema democratico è a rischio.
- Sussiste un problema di “professionismo antimafia” come funzione di regime?
Il professionismo dell’antimafia è per il sottoscritto una sorta di fake news messa a giro dagli utili idioti e dalla mafia stessa. Al contrario per combattere la mafia 4.0 serve una maggiore professionalità in chi la combatte.
- Che ruolo e che peso hanno le mafie transnazionali nella gestione dell’industria della tratta dei migranti?
Le mafie transnazionali o meno sfruttano da sempre il traffico di migranti. È uno dei loro business.
- Non crede che politiche proibizioniste in termini di stupefacenti e altro siano inefficaci e persino controproducenti? La castrazione del principio del piacere genera soltanto mostri. E’ d’accordo?
Sinceramente ritengo che la droga sia solo uno dei business delle mafie. Non bisogna quindi pensare che una eventuale liberalizzazione delle droghe risolva il problema mafia. Detto questo, ritengo pragmaticamente che antiproibizionisti e proibizionisti debbano confrontarsi per stabilire in modo laico pro e contro in merito alla questione della liberalizzazione delle droghe.
10) Non crede che le attività rese illecite – e che in realtà soddisfano bisogni socio-esistenziali reali – attivino un motore sussidiario di accumulazione del capitale indispensabile e insopprimibile per il sistema economico mondiale, al di là delle condanne e delle deplorazioni di facciata?
È uno dei rischi che il sistema liberista corre… Accettare i soldi sporchi. Un rischio enorme.
Aldo Musci