I tentacoli della ‘ndrangheta sulle droghe sintetiche: il nuovo business criminale
L’European monitoring centre on drugs and drug abuse segnala che sono 730 le nuove sostanze psicoattive, 55 delle quali già indicate lo scorso anno
La ‘ndrangheta è l’organizzazione criminale più estesa e ramificata al mondo, presente in 30 Paesi di tutti i continenti. Per combatterla secondo un approccio condiviso, le polizie di 194 Paesi del globo ne discutono in questi giorni a Santiago del Cile durante l’88esima Assemblea generale Interpol. Una realtà criminale tentacolare con mani in pasta ovunque. Per contrastare quello che viene ritenuto il principale mediatore del mercato mondiale degli stupefacenti serve, ora più che mai, un approccio globale. In quest’ottica il Dipartimento della pubblica sicurezza italiano è capofila con un progetto mirato con Interpol. Un programma che si basa sul patrimonio informativo di banche dati interconnesse e adotta sistemi d’intelligence per affiancare all’analisi criminale tradizionale quella predittiva, in grado di anticipare i rischi legati alla minaccia. Al vertice cileno la delegazione italiana è guidata dal vice capo della Polizia, Vittorio Rizzi, direttore centrale della Polizia criminale.
Il traffico di droga è, in effetti, il vero “affaire” della ‘ndrangheta, organizzazione criminale nata in Calabria, suddivisa in cosche e particolarmente radicata nel capoluogo di regione, ma ormai presente ovunque. E mentre la ‘ndrangheta con i suoi sporchi traffici si arricchisce, lo scorso anno solo in Italia sono morte 170 persone, in età media di 38 anni. Nel 2017, invece, i decessi hanno sfiorato quota 200. I dati sono di GeOverdose.it, il progetto del Gruppo di Interesse “Riduzione del Danno” della Società italiana tossicodipendenze. Nella maggior parte dei casi (106) la sostanza killer è stata l’eroina. Secondo il recente Rapporto dell’Agenzia europea delle droghe, l’Italia è al quarto posto tra i Paesi dell’Unione europea per uso di cocaina e al terzo posto per l’uso di cannabis, che risulta la sostanza più consumata nel vecchio continente, utilizzata nell’ultimo anno da 24 milioni di persone maggiorenni. In Italia la percentuale di consumo di questa sostanza è altissima soprattutto tra i giovani, tanto che uno su cinque di età compresa tra i 15 ed i 34 anni l’ha utilizzata almeno una volta. La cocaina è stata usata dall’1,9% di giovani (15-34 anni), percentuale però che viene più che triplicata se si guarda al consumo fatto nell’arco della vita, quando si sale al 6,8 per cento. Per quanto riguarda l’ecstasy, invece, ne fa uso il 2,8% della popolazione italiana, una percentuale molto bassa se confrontata al 9,2% di Irlanda e Olanda e al 9% per cento del Regno Unito. Ma sono ben 730 le nuove sostanze psicoattive, 55 delle quali segnalate lo scorso anno. E’ quanto risulta dall’ultimo rapporto (pubblicato a giugno 2019) dall’European monitoring centre on drugs and drug abuse (Emcdda), l’ente preposto al controllo europeo delle sostanze stupefacenti in circolazione, che negli ultimi anni ha aiutato gli Stati dell’Ue a riconoscere e a combattere le nuove sostanze presenti “sul mercato”. Al di là di numeri e percentuali, non certo incoraggianti, il consumo di sostanze stupefacenti e gli stili di vita connessi continuano a rappresentare, nel nostro Paese, un problema di salute pubblica, sia per gli effetti diretti sui soggetti consumatori (dipendenza patologica, overdose, comorbilità psichiatrica e patologie infettive droga‐correlate), sia per i pesanti costi sociali che impattano su tutta la popolazione, con particolare riferimento alla sicurezza (incidenti stradali, criminalità).
Patrizia Maglioni