Il Belpaese si scopre drammaticamente fragile e malandato
I mutamenti climatici stanno mettendo a nudo la friabilità del territorio e delle infrastrutture. Lo conferma un accurato monitoraggio effettuato dalle Province
La tragedia del ponte Morandi di Genova, la minaccia derivante da altri viadotti pericolanti sparsi nella Penisola, stanno evidenziando una grave emergenza del territorio e delle infrastrutture che lo innervano, soprattutto di quelle viarie. E’ necessario, pertanto, correre ai ripari per tentare di rimediare ai danni arrecati dal malgoverno pluridecennale che ha segnato il destino della Repubblica a cavallo fra due secoli. Ecco perché le Province delle Regioni a Statuto ordinario (escluse le Città metropolitane) – che gestiscono circa 100 mila chilometri di strade su cui insistono almeno 30.000 tra ponti, viadotti e gallerie – hanno deciso di effettuare un monitoraggio sulle opere infrastrutturali in gestione e di trasmetterne i risultati, con il supporto della propria associazione (Upi). L’indagine è stata condotta distinguendo due tipologie di segnalazioni:
- quelle riguardanti le opere già precedentemente sottoposte a monitoraggio o sulle quali siano stati avviati o programmati interventi, quindi con una fase di progettazione (studio di fattibilità con una stima dei costi);
- quelle relative alle opere su cui si ritiene necessario procedere con indagini tecnico-diagnostiche approfondite, con la stima media dei costi necessari.
I risultati parlano chiaro: in almeno 30.000 opere infrastrutturali (ponti, viadotti e gallerie) in gestione alle Province, 5.931 sono quelle già sottoposte alla loro attenzione, sulle quali il quadro degli interventi necessari è noto, così come il totale delle risorse necessarie per intervenire, che ammonta a 2 miliardi 454 mila. In particolare, del totale, 1.918 sono le opere che necessitano d’interventi urgenti in quanto già soggette a limitazione del transito o della portata, se non addirittura chiuse. Secondo una stima Upi, le risorse necessarie per coprire questi interventi ammontano ad almeno 730 milioni. Altre 14.089 sono opere da sottoporre a indagini tecnico diagnostiche, con stima dei costi complessive pari a circa 566 milioni. Ciò a fronte, invece, di un calo costante degli investimenti negli anni.
Dal 1979 a oggi, il parco mezzi circolante sulla rete stradale nazionale è aumentato di quasi 2 volte e mezzo, mentre la circolazione dei mezzi pesanti è cresciuta di circa il 10%. Senza una manutenzione periodica annuale l’intera funzionalità della rete viaria ne risulterà seriamente compromessa. Nel 2009, infatti, le Province avevano a diposizione per investimenti 1 miliardo 947milioni(strade, scuole). Nel 2013 sono scesi a 1 miliardo 328 milioni, per arrivare nel 2015 a 981 milioni. Nel 2017, poi, il calo si è attestato a 712 milioni. Infine, nel 2018 si è assiste a un crollo di oltre il 51% (fonte Siope). La spesa per le funzioni fondamentali (strade, scuole) è passata così da 2 miliardi 168 milioni del 2010 a 1 miliardo 387 milioni nel 2015: una variazione pari a –36%.
Raoul Mendoza