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Intelligence, la straordinaria storia dell’Agente 54

24 Agosto, 2020

La Seconda Guerra mondiale offre un campionario vasto di spie e di operazioni segrete di particolare interesse

Si dice che la prostituzione sia il mestiere più antico del mondo, ma certamente il suo fedele compagno di viaggio è lo spionaggio, ossia il mestiere di spia, spesso in reciproca sinergia. Come dimenticare, ad esempio, Mata Hari. E anche oggi molte escort sono reclutate dai servizi di mezzo mondo per estorcere, nel calore dell’alcova, notizie rilevanti a uomini di potere e ad avversari di vario genere. Non è, tuttavia, un fenomeno tipico della Modernità. In verità, sin dalla Notte dei Tempi, protetto dal buio preistorico, qualcuno ha fatto la spia. Ha cercato, in altre parole, di acquisire informazioni sulle intenzioni dei gruppi di cavernicoli confinanti, per difendere il proprio territorio ed evitare di essere attaccato di sorpresa. E questa attività informativa, spesso riservata e segreta, si è perpetrata nel tempo attraversando la Storia, condizionandola e orientandone il corso sino ai giorni nostri. Nei secoli, ovviamente, essa si è evoluta per stare al passo con eventi, interessi e circostanze emersi di volta in volta, divenendo “intelligence”, attività molto più sofisticata del mero spionaggio, ossia del reperire e riferire notizie.

In un mondo sempre più complesso e globalizzato come quello attuale – dunque sempre meno intelligibile, decifrabile e governabile – la funzione d’intelligence si conferma fondamentale, anzi indispensabile come strumento di assistenza alla governance. Qualsiasi scelta o decisione economico-politico-militare e finanziaria non può prescindere, quindi, da una preventiva e adeguata raccolta d’informazioni da varie fonti (humint, sigint, osint). Informazioni che vanno assemblate, analizzate e interpretate correttamente allo scopo di generare conoscenza dei fenomeni e dei processi d’interesse. L’errore è costantemente dietro l’angolo e gli scenari operativi mutano in continuazione per effetto di variabili molteplici. Il mondo si presenta come un labirinto mobile nel quale è difficile orientarsi e molto facile perdersi. La sfida della conoscenza, dunque, è ardua. Conoscere per agire è l’imput. Ma, se la conoscenza è lacunosa, l’azione sarà incerta, anodina e persino controproducente.

Tutto ciò premesso per dire che l’intelligence è una dimensione cui va accordata massima attenzione, non solo da parte degli analisti e degli “addetti ai lavori”, ma anche e soprattutto da parte del grande pubblico che, magari senza esserne consapevole, viene influenzato/condizionato nella propria vita quotidiana da questa azione informativa pervasiva e prevalentemente segreta. La cultura d’intelligence – intesa come conoscenza della storia, della struttura, delle vicende, dei personaggi e delle finalità degli apparati che gestiscono tale funzione – pertanto, riveste un’importanza cruciale, soprattutto nella nostra epoca dominata dalla Rete e dall’interconnessione digitale di tutto con tutti.

Pur con risorse modeste, Chronopolis considera la promozione della cultura d’intelligence suo compito prioritario, da svolgere a partire dalla ricostruzione/rievocazione di episodi, figure e apparati, che hanno fatto la storia stessa dell’intelligence. In tal senso, la II Guerra mondiale, in quanto conflitto più grande e devastante vissuto finora dall’Umanità, cui peraltro seguì la Guerra fredda (guerra di spie per eccellenza), offre un campionario vasto di agenti segreti e di operazioni “speciali” che vale la pena di ricordare perché possono insegnare qualcosa anche oggi. Vogliamo iniziare questo viaggio nella memoria raccontando le gesta dell’Agente 54.

Chi avrebbe mai pensato che un apprendista panettiere tedesco sarebbe diventato una delle spie più efficaci e controverse della seconda Guerra mondiale. Eppure è così. Paul Thummel, nato a Neuhausen il 15 gennaio 1902, di professione garzone di panetteria e nel 1927  fondatore con altri del Partito nazional-socialista dei lavoratori, operò a Praga fornendo agli Alleati la maggior parte delle informazioni sulle intenzioni di Hitler. Ciò accadde in virtù dell’amicizia con l’ex allevatore di pollame, Heinrich Himmler, poi capo indiscusso delle SS, che procurò al nostro uomo l’incarico di alta fiducia dell’Ufficio di Difesa a Dresda in qualità di membro dell’Abwehr, il servizio segreto militare agli ordini dell’ammiraglio Canaris.

Furono probabilmente questioni di denaro a spingere Thummel all’inizio del febbraio 1936 a varcare il confine della Cecoslovacchia per imbucare una lettera nella quale offriva i propri servigi al servizio segreto cecoslovacco. Inizia così la carriera del doppiogiochista dai molti nomi: Agente 54, Traditore X, Voral, dottor Holm, dottor Steinberg, Peter Toman, ecc. A partire da quell’atto irreversibile, egli trasmise un fiume in piena di notizie importantissime: l’invasione della stessa Cecoslovacchia; la Battaglia d’Inghilterra in anticipo, preannunciando anche l’invasione della Norvegia, dell’Olanda, del Belgio e della Francia. E già nel 1940 comunicò la data dell’attacco All’Unione Sovietica, nonché il progetto di rapimento del duca Windsor a Lisbona che doveva essere effettuato da agenti delle SS. Gli storici, tuttavia, non sono del tutto concordi sulla validità delle informazioni fornite da Thummel, alcuni ritenedole generiche e inesatte. Più indulgente invece il giudizio di Winston Churchill: “ È l’attore più fantastico di tutti i tempi!”.

Caratterizzato da una personalità indubbiamente complessa e contraddittoria, Thümmel inizialmente si dimostrò un nazista convinto e attivo, ma i dissidi con i leader delle SS nascono dopo l’epurazione delle SA nel 1934 (Notte dei Lunghi coltelli). Solo l’amicizia di Himmler lo protesse in modo efficace da vendette di varia matrice. L’origine del suo tradimento al nazismo, secondo gli storici, di conseguenza deve essere ricercata nel conflitto psicologico-esistenziale fra la scelta del partito e quella del Paese. Un dilemma che A-54 visse come un dramma interiore, scegliendo alla fine di un processo di maturazione il bene della Germania, che lo condusse a schierarsi con gli Alleati e contro il nazismo, pagando questa scelta con la vita. Fatto sta che sin dal 1942 la Gestapo comincia a sospettare di lui. Fu così arrestato e poi liberato un paio di volte, grazie sempre all’intervento di Himmler. A decretarne la fine fu invece Heydrich, che lo considerava un agente di collegamento fra Canaris e l’MI6, lo spionaggio britannico, convincendo i vertici nazisti a toglierlo di mezzo definitivamente. Il tragico epilogo avvenne  il 20 aprile 1945, il giorno del compleanno di Adolf Hitler, quando Paul Thummel fu giustiziato nella fortezza di Terezín. Con lui scompare una delle figure più ambigue e inquietanti del secolo scorso, vera e propria icona dell’agente segreto per eccellenza, sempre in bilico fra doppia identità, doppia personalità e incerta lealtà.

Aldo Musci

 

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