Intelligenza artificiale e digitalizzazione, armi potenti contro Covid-19
E’ operativo Summit, il supercomputer Ibm in grado di fare 200 milioni di miliardi di calcoli al secondo
Covid-19 dilaga e miete vittime. Gli Stati applicano misure draconiane per contenere il contagio, mentre i ricercatori sono al lavoro h24 per il vaccino. C’è quasi una gara scientifica fra diversi centri di ricerca a livello internazionale, ma ci vorrà un po’ di tempo per raggiungere il traguardo. Intanto, le uniche misure efficaci si basano sull’isolamento delle popolazioni e delle persone nelle case, nei quartieri, nelle città, nelle regioni, nelle singole nazioni… Quali riflessioni trarne? Questa vicenda imprevista e intrinsecamente distopica della nostra civiltà conferma, tuttavia, una verità basilare, spesso contestata e sovente messa in discussione: il binomio Scienza&Tecnologia, pur nei suoi limiti e criticità, è l’unico strumento, l’arma più potente a disposizione per proteggere il genere umano da catastrofi ed eventi letali di ogni specie, non ultimo il coronavirus. Proprio in queste ore, a riprova di quanto detto, è all’opera Summit, il super computer targato IBM in forza all’Oak Ridge National Lab del Tennessee. La sua potenza di calcolo – pari a 200 petaflop di picco, equivalenti a 200 milioni di miliardi di calcoli al secondo – sta aiutando i ricercatori a districarsi tra miliardi di dati per combattere il mostro virale. Ci sono già importanti risultati. Summit è stato un validissimo ausilio nella selezione dei composti che in laboratorio vengono sparati contro il coronavirus per testarne la reazione. I ricercatori hanno finora simulato 8mila composti nel giro di pochi giorni per modellare ciò che potrebbe influire sul processo d’infezione, ne hanno poi identificati 77 potenzialmente in grado di minare la capacità del Covid-19 di attaccare e infettare le cellule ospiti. Ma non solo questa la grande impresa del supercalcolatore. Operativo già da due anni, Summit ha guidato ricerche in ambiti differenti: per la comprensione delle origini dell’universo, le missioni spaziali e la crisi degli oppiacei con cui gli Stati Uniti hanno dovuto fare i conti. “Se per la cura del virus di Wuhan ci vorrà tempo – spiegano i vertici di Ibm – la disponibilità di macchine di questo tipo dà alla comunità scientifica più credibili speranze di successo, testimoniando ancora una volta il ruolo insostituibile che la tecnologia assume nelle grandi sfide dell’umanità”.
Aldo Musci