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Istat: servizi totalmente digitalizzati solo in 1 Comune su 4 

8 Settembre, 2021

Processi innovativi a macchia di leopardo in tutto il Paese

La transizione digitale è il mantra ufficiale del Governo, come dell’Unione europea, nonché a cascata degli enti locali. E, tuttavia, il quadro territoriale nel campo della ricerca, dell’innovazione tecnologica e della creatività è notevolmente eterogeneo, con diffuse debolezze strutturali cui si contrappongono i risultati significativi di pochi territori.  E’ quanto emerge dall’aggiornamento annuale Istat del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori, riferiti alle province e alle città metropolitane italiane. La quota di Comuni con servizi per le famiglie interamente on line evidenzia grandi differenze territoriali, sostenute anche dalla dimensione dei Comuni. Nel 2018, in media, soltanto in un Comune italiano su quattro è possibile per le famiglie gestire interamente on line le procedure per l’accesso a uno o più servizi. La quota sale al 77,1% per i Comuni con almeno 60mila abitanti e crolla al 16,5% per quelli fino a 5mila abitanti, che scontano maggiori difficoltà nel percorso verso la digitalizzazione.

La distanza tra Nord (30,4%) e Mezzogiorno (15,6%) è ampia, e la distribuzione provinciale la riflette, evidenziando tuttavia una certa variabilità all’interno delle macroaree e delle regioni stesse. Al gradiente Nord/Sud si associa infatti la caratterizzazione dei territori: nelle città metropolitane, in particolare al Centro-nord, l’offerta di servizi comunali online raggiunge generalmente livelli maggiori: dal 78,4% dei Comuni della città metropolitana di Bologna al 28,5% delle Amministrazioni comunali della città metropolitana di Torino. Un’eccezione è costituita dal territorio di Genova, ben al di sotto del livello medio nazionale (18,3%). Le città metropolitane del Mezzogiorno hanno valori più bassi di quelle del Centro-nord, ma generalmente superiori a quelli delle altre province della stessa regione. In questo contesto si evidenziano il risultato particolarmente significativo di Bari (44,5%) e il valore molto basso di Catania (7,2%). In generale, nelle province “prevalentemente rurali” sia del Centro-nord che del Mezzogiorno, i valori sono più bassi della media Italia. Si discostano da questa tendenza Grosseto (35,7%), Siena (34,3%) e Rovigo (33,4%), con livelli ben più elevati della media nazionale. I dati disponibili (a livello nazionale e regionale) per gli anni precedenti segnalano che il livello dell’offerta è più che raddoppiato rispetto al 2012 (9,9%), grazie anche alla notevole accelerazione dell’ultimo periodo (+9,4 punti percentuali tra il 2015 e il 2018).

Raoul Mendoza 

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