La Cia elimina Al Zawahiri a Kabul
Fatto fuori da un drone mentre era affacciato al balcone della sua residenza afghana
L’intelligence americana mette a segno un colpo micidiale contro Al Qaeda. Dopo anni di caccia all’uomo, il nuovo capo dell’organizzazione terroristica che ha fatto tremare il mondo per anni, succeduto a Bin Laden, è stato eliminato. Fonti attendibili riferiscono che sarà difficile seppellire Ayman Al-Zawahiri e anche fargli un semplice funerale. Il missile lanciato da un drone della Cia lo ha centrato in pieno e letteralmente disintegrato mentre era affacciato al balcone della villa messagli a disposizione dal governo talebano nella zona residenziale della capitale Afghana. Occhiali e barba bianca, una laurea da chirurgo, “da macellaio” precisano alla Casa Bianca, il dito perennemente alzato per intimidire e pontificare, i media lo indicavano da oltre 20 anni come il vice di Osama bin Laden, ma in realtà sono stati il cervello e le mani insanguinate del 71enne egiziano, emiro reggente di Al Qaeda, a guidare operativamente il movimento terroristico autore dell’attacco alle Torri gemelle di New York l’11 settembre 2001. Bin Laden era la guida carismatica, e soprattutto il finanziatore saudita, simbolo internazionale della Guerra Santa contro l’occidente ateo e decadente, Al-Zawahiri invece era la mente occulta, lo stratega del network del terrore che ha progetto e diretto i più letali attentati terroristici ai quattro angoli del pianeta. Il presidente Biden ha espresso viva soddisfazione per il successo dell’operazione. “Giustizia è fatta!”, ha sentenziato.
Un risultato importante frutto di una lunga e complessa indagine. La prima svolta nella caccia al super terrorista è avvenuta a inizio anno. La conferma della Cia è arrivata ad aprile. Poi, la settimana scorsa, il breafing decisivo alla Casa Bianca con il via libera finale del presidente Joe Biden. Domenica mattina, alle 6.48, ora di Kabul, l’attacco con i droni. Pochi minuti dopo un team di 007 ha prelevato il dna di ciò che restava del corpo ed è arrivata la conferma: l’uomo ucciso era al-Zawahiri. Il conto alla rovescia per la decisione finale di lanciare l’attacco è cominciato l’1 luglio con un vertice a cui hanno partecipato il direttore della Cia, William Burns, la direttrice della National Intelligence, Avril Haines, quella del controterrorismo Christine Abizaid, e il consigliere alla sicurezza nazionale Jake Sullivan. Nelle ultime settimane ci sono state numerose riunioni alla Casa Bianca, tutte caratterizzate dalla richiesta di Biden di evitare la morte di persone innocenti, inclusi gli stessi familiari del terrorista. Per assicurarsi che tutto fosse pianificato, “minimizzando” gli effetti collaterali, è stato addirittura costruito un modellino dell’edificio. Ovviamente, non sono mancate immediatamente dopo l’evento le polemiche. Membri della potente famiglia talebana degli Haqqani, che fanno parte del nuovo governo di Kabul, erano a conoscenza della presenza di al-Zawahiri in città. Secondo fonti dell’amministrazione Biden, dopo l’attacco con il drone, i talebani si sono allontanati per non lasciare traccia. La presenza di un terrorista nella loro zona rappresenta una violazione degli accordi di Doha con cui gli Stati Uniti avevano accettato, nel 2020, di ritirarsi dall’Afghanistan, permettendo il ritorno nella capitale dei talebani. Un portavoce del governo afghano, confermando l’attacco, ha detto invece che sono stati gli Usa ad aver violato l’accordo. Ma questo fa parte del gioco delle parti e nulla toglie al successo di un’azione che lascerà certamente il segno indebolendo quel che rimane del jihadismo internazionale.
Paul Nicastro