La città: un luogo per socializzare, un luogo per escludere
Interdetto a due homeless un piccolo ricovero urbano
A ben pensarci la Città è uno spazio folle, giustificato solo dal fatto che l’uomo è un animale sociale, come le formiche, le api o le termiti, che “costruiscono” il loro habitat, e al contrario dei serpenti o gli squali. È una semplificazione, è vero, ma ci serve solo per arrivare al punto che la Città nasce dall’esigenza di stare “tutti insieme” per diventare più forti e difendersi dagli attacchi di altre Città. Col tempo, però, la Città si è stratificata e ha creato al suo interno delle barriere costruite da muri, cancelli, telecamere. Insomma i nemici sono “entrati” in Città e una parte di questa (quella ricca, per intenderci) ha deciso di isolarsi e difendersi dall’altra (quella povera).
Forse nella storia la Città non ha mai veramente incluso. Sicuramente quella post-moderna e ipertecnologica è fortemente divisiva e questa sua caratteristica è rilevabile anche nei piccoli angoli più bui. Guardate per esempio la foto, un piccolo angolo a Roma sotto una tettoia (Ponte Marconi). Era diventato il rifugio di due homeless che dormivano là sotto per difendersi dalla pioggia e dal freddo. Non era più sporco di tanti altri angoli della Capitale. La Città non ha tollerato questo piccolo ricovero e ha costruito le sue barriere: come a dire “la povertà non è ammessa”.
Le Flâneur