La corsa di Trump alla presidenza Usa favorita da Putin?
Lo dimostrerebbero documenti del Cremlino in possesso del Guardian, contenenti informazioni compromettenti raccolte in viaggi del Tycoon in Russia
Vladimir Putin avrebbe personalmente autorizzato le tre agenzie d’intelligence russe a sostenere il “mentalmente instabile” Donald Trump nella sua corsa alla Casa Bianca nel 2016 durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale del 22 gennaio di quell’anno. L’esplosiva notizia emergerebbe da documenti del Cremlino trafugati, che le agenzie di intelligence occidentali stanno esaminando da mesi, e citati dal Guardian, il prestigioso quotidiano britannico. In quella riunione, secondo i documenti, tutti i partecipanti avevano convenuto che Trump presidente avrebbe contribuito all’attuazione degli obiettivi strategici, ossia “allo scenario politico teoretico” auspicato da Mosca, nel quale sostanzialmente le spaccature interne alla società americana si sarebbero acuite, fino ad arrivare a una “esplosione sociale”, e si sarebbe indebolita la posizione negoziale del Presidente. Circostanze verificatesi in parte anni dopo con l’assalto al Congresso da parte di frange estremiste, razziste e filotrumpiane. Alle tre agenzie d’intelligence russe (Fsb, Svr e Gru) sarebbe stato chiesto d’individuare modalità pratiche per sostenere Trump, allora candidato favorito alle primarie repubblicane. Un rapporto firmato dal responsabile per le analisi del Cremlino aveva in precedenza raccomandato che la Russia usasse “tutta la forza possibile” per arrivare all’elezione di Trump.
Nel rapporto ”No 32-04 \ vd” firmato da Vladimir Symonenko e classificato come segreto si presenta Trump come “il candidato più promettente” per Mosca. Il tycoon viene presentato come “impulsivo, instabile mentalmente e una persona squilibrata che soffre di complessi d’inferiorità”. Si precisa che Mosca è in possesso di materiale compromettente raccolto durante “alcuni eventi” nel corso delle “visite non ufficiali di Trump in Russia” e si fa riferimento all’appendice 5, paragrafo 5, del documento, che tuttavia non è pervenuta al Guardian. “E’ assolutamente necessario usare tutta la forza possibile per facilitare l’elezione di Trump alla carica di Presidente americano”, sottolinea l’analista.
Avrebbero partecipato alla riunione l’allora Premier Dmitry Medvedev, il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, a capo direttore dell’intelligence militare del Gru, Mikhail Fradkov, l’allora direttore dell’Svr, il servizio di intelligence estera, Aleksandr Bortnikov, allora a capo dell’Fsb e il segretario del Consiglio di sicurezza, Nikolai Patrushev. Un riassunto di tre pagine del rapporto sarebbe stato fatto circolare già il 14 gennaio. Due giorni dopo, Putin avrebbe dato istruzioni al direttore della direzione politica estera della presidenza, Alexander Manzhosin, di riunire il Consiglio di sicurezza. E in questa riunione sembra che sia stato firmato un documento multiagenzia per entrare in azione, in risposta alle sanzioni americane contro la Russia, in particolare per aumentare le divisioni e i disordini interni alla società americana, anche inserendo “virus mediatici” nella vita americana in grado di auto sostenersi e auto replicarsi.
Dopo la riunione, Putin avrebbe firmato un decreto, che porta la data del 22 gennaio, con il quale venne istituita una nuova commissione interagenzie e segreta con il compito urgente di attuare gli obiettivi evidenziati nella “sezione speciale” del documento. Di questa commissione avrebbero fatto parte, Shoigu, che ne era anche il Presidente, Fradkov e Bortnikov. A ognuna delle agenzie d’intelligence era stato dato un ruolo. A Shoigu la responsabilità di raccogliere le informazioni e di “preparare misure per agire sull’ambiente delle informazioni dell’oggetto”, al Svr l’incarico di raccogliere ulteriori informazioni, all’Fsb di effettuare azioni di contro spionaggio. Ai direttori delle agenzie sarebbe stata data soltanto una settimana per presentare a Putin idee concrete. Nell’aprile del 2016, Putin avrebbe dato così il via libera alla pubblicazione delle mail trafugate dai server del Comitato nazionale democratico.
Fake news, quelle riportate dal Guardian, oppure notizie inquietanti dotate di fondamento? Difficile dirlo. Sulla presidenza Trump, comunque, dovremo aspettare qualche tempo per darne una valutazione seria ed equilibrata considerando le luci e le ombre che l’hanno caratterizzata, non ultima la sua grottesca uscita di scena.
Paul Nicastro