Vai al contenuto
CHRONOPOLIS
  • CRONACA
  • CUCINA
  • CURIOSITÀ
  • EDITORIALE
  • EROTISMO
  • GEOPOLITICA
  • INTELLIGENCE
  • TURISMO

Mafia nigeriana: prostitute reclutate e sottomesse con il Voodoo

22 Novembre, 2021

Introdotte in Italia, le ragazze venivano spaventate e vessate con l'ausilio di macabri riti legati alla magia nera

Le mafie transnazionali non le batte nessuno quanto a inventiva e spregiudicatezza. Le organizzazioni criminali della Nigeria, ad esempio, non si fanno scrupolo di ricorrere a riti magici di origine arcaica per terrorizzare le giovani donne, renderle schiave e adibirle ad attività illecite di varia natura. Leggende metropolitane, teoremi giornalisti ad effetto? Nient’affatto, prove concrete, invece, della reale applicazione di queste pratiche esoteriche ai danni di fanciulle sfruttate. Lo hanno dimostrato le Fiamme Gialle in una recente operazione. Le ragazze nigeriane, reclutate e introdotte in Italia, venivano vessate, sottomesse e poste in uno stato di vulnerabilità psicologica, determinato anche dalla celebrazione di  macabri riti “voodoo” (“Juju” nella versione dell’Africa occidentale) a garanzia del debito contratto per arrivare  nel nostro Paese. In particolare, lo ha accertato la Guardia di Finanza,  coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla procura di  Cagliari, su una associazione a delinquere di matrice nigeriana  finalizzata al riciclaggio internazionale di capitali illeciti e dedita  anche al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’inchiesta  ha portato a 40 arresti. Sono complessivamente 122 le persone  coinvolte nel procedimento che ha riguardato il gruppo criminale  dell’Eiye “Supreme Confraternity of Air Lords”.

Un primo filone investigativo è partito dall’acquisizione d’informazioni – spiegano le Fiamme Gialle  – successivamente corroborate con l’acquisizione di una denuncia di una donna introdotta clandestinamente in Italia, concernenti l’esistenza di un’estesa rete di persone, operanti tra la  Nigeria e l’Italia” che ha costretto “giovani donne nigeriane, a  fronte delle promesse di opportunità lavorative nel nostro Paese, ad  assumersi ciascuna debiti, anche di 25, 50 mila euro, comprese le spese del viaggio verso l’Italia”. Debiti che le vittime avrebbero dovuto saldare per ottenere “in cambio la libertà ed evitare conseguenze lesive per loro stesse e i propri familiari in Nigeria”.  Il provvedimento dell’Autorità giudiziaria di Cagliari, che ha  consentito di liberare le giovani vittime dal vincolo di coazione  fisico-psicologico cui erano costrette. Le indagini hanno portato  alla luce “una struttura reticolare suddivisa su tre gruppi criminali  radicati, rispettivamente, in Sardegna (nel cagliaritano), in  Piemonte (nel torinese), in Emilia Romagna (nel ravennate), ma con  operatività estesa in altre aree italiane e transnazionali (in  Nigeria, Libia e Germania), dediti alla commissione dei reati in questione, ma anche di identificare le vittime, 50 donne nigeriane,  reclutate e condotte da propri connazionali dalla Nigeria”.

In totale sono state 41 le ragazze destinate  alla prostituzione, mentre 9 quelle costrette all’accattonaggio in  aree cittadine ove gli indagati avevano ubicato “postazioni di  lavoro” sottoposte alla loro influenza e gestite da soggetti (ccdd.  “madame” o “sister/brother”) dediti allo sfruttamento delle  connazionali e/o addetti al controllo sul regolare svolgimento delle  attività da parte delle vittime e alla riscossione del pagamento coattivo di un canone mensile di 150 euro per l’affitto di dette  “postazioni”. Il denaro, secondo quanto spiega la Gdf, veniva  riciclato prevalentemente con investimenti immobiliari da realizzare  in Nigeria mediante l’utilizzo di corrieri “portavaligie”,  l’effettuazione di ricariche su carte prepagate, attraverso canali di  money-transfer. Gli indagati operavano tramite 11 squadre “di  corrieri, costituite da un’estesissima rete di collaboratori scelti  per affidabilità ed efficienza, in Sardegna, Piemonte, Veneto,  Lombardia ed Emilia-Romagna. Nove indagati operavano dall’estero  (Libia, Nigeria e Germania) e avevano il compito di trasferire i  fondi illeciti diversificando sia le modalità di occultamento del  denaro, sia i corrieri incaricati, sia ancora gli scali di partenza  onde eludere i controlli e diminuire i rischi di sequestri e  sanzioni”. Sono stati individuati 7 centri hawala e ricostruiti  trasferimenti di valuta per oltre 11 milioni di euro effettuati dal  territorio nazionale alla Nigeria attraverso ricariche su carte  PostePay e Vaglia On Line. L’attivazione del dispositivo di contrasto  valutario dei Reparti della GdF ha permesso di controllare  44 corrieri partenti da scali aeroportuali italiani in 86 diverse  occasioni, e di monitorare il “passaggio” di 1.852.698,83 euro, con  conseguente sequestro di somme per 712.099,32 euro e applicazione di  sanzioni amministrative per 510.244,32 euro.

Raoul Mendoza

Post navigation

Articolo precedente:

Gli Usa bloccano un progetto segreto cinese nel Golfo Persico

Articolo successivo:

Africa Nordoccidentale: vasta operazione antiterrorismo

[categoryposts]

Articoli più recenti

  • Paraguay, omicidio Pecci: le mafie si sono consorziate 12 Maggio, 2022
  • L’Ndrangheta mette radici nella Città Eterna: 43 arresti per operazione Dda e Dia 10 Maggio, 2022
  • Cybersicurezza, arriva la strategia nazionale 10 Maggio, 2022
  • Israele: siamo alla vigilia di omicidi mirati contro Hamas? 9 Maggio, 2022
  • Ucraina, 12 generali russi uccisi grazie all’intelligence Usa 5 Maggio, 2022

Tag

Afghanistan Al Qaeda ambiente antimafia CIA Cina Commissione Ue Comuni Copasir Coronavirus Covid-19 crisi cybercrime democratici digitalizzazione Donald Trump Fondazione Antonino Caponnetto geopolitica guerra intelligence Intelligenza artificiale Isis legalità mafia mafie N'Drangheta narcos narcotraffico OMCOM pandemia Pier Paolo Santi povertà Recovery Fund Salvatore Calleri servizi segreti smart city spionaggio Stati Uniti d'Europa Talebani tasse terrorismo Trump Ucraina Unione europea USA
© 2022 CHRONOPOLIS | Built using WordPress and SuperbThemes