Nardò, memorie antiche e sentori di esotismo
Un tripudio d’arte barocca, rappresentata dalla straordinaria Piazza Salandra e dalle numerose chiese, rende testimonianza del valore artistico e religioso della città
Nardò è il regno dell’altrove. Soprattutto ora che si annuncia l’estate. Nelle sue architetture sontuose, nei suoi colori che vanno dall’ocra ai rosati, nei suoi profumi respiri tracce d’esotismo. Potresti essere ovunque. Spagna, Sud-America, Medioriente, persino Cuba ti sorgono alla mente. Sono le tracce di passate dominazioni, stratificate sul suo suolo. Antico centro messapico, fu Nerito per i Greci, Neretum per i Romani che vi costruirono la famosa via Traiana, che costeggiava tutta la riviera ionica. Dopo la caduta romana, passò sotto il dominio bizantino che ne determinò a lungo lingua e cultura e con la presenza dei monaci Basiliani che diffusero la liturgia greca persistente fino al Concilio di Trento. Ma le differenze influenze culturali non finiscono qui. Sul territorio si avvicendarono anche Normanni e Angioini, i quali portarono a sviluppo il Feudalesimo. Nel 1497 il feudo di Nardò fu assegnato ad Andrea Matteo Acquaviva, il cui figlio Belisario ne divenne duca. Umanista e mecenate, Belisario inaugurò il lungo possesso degli Acquaviva protrattosi fino agli inizi del XIX secolo, quando il feudalesimo fu destituito. Ma che ha segnato Nardò come città di cultura, ravvivata da grandi talenti come Antonio De Ferraris, detto “il Galateo”, sede di Accademie, come quella “Del Lauro” e “Degli Infimi Ritrovati”, il Palazzo dell’Università e la Biblioteca Comunale Achille Vergari con i suoi ventunomila volumi di carattere scientifico, filosofico e teologico.
Per il resto, Nardò è un tripudio d’arte barocca, rappresentata dalla straordinaria Piazza Salandra e dalle numerose chiese, che rendono testimonianza del valore artistico e religioso della città. Tra queste ci pare opportuno segnalare: l’”Osanna”, monumento barocco unico nel suo genere, interamente costruito in pietra leccese; la Cattedrale che, aldilà della facciata settecentesca, risulta un corpo monumentale ben più complesso perché sintetizza bene le differenti influenze artistico-culturali subite dalla città. Sincretismo che permane ancora a Nardò e ne determina il suo fascino. Quell’attrazione che porta molti turisti stranieri a scegliere di comprare casa in questo luogo e che l’ha resa set naturale per molti film che si girano qui.
Atmosfere e ambientazioni queste che rendono Nardò come dicevamo nell’incipit, un luogo di evocazione di mondi in prossimità con il nostro. Senso di prossimità che Nardò ha dimostrato subito dopo la seconda guerra mondiale quando accolse numerosi ebrei nelle ville della marina di Santa Maria al Bagno. Nacquero storie di amore e di amicizia, raccontate oggi nel Museo dell’accoglienza di Santa Maria al bagno. Episodio storico che valse alla città di Nardò il conferimento della medaglia d’oro al valore civile. Ma oltre la città, c’è il territorio con i suoi paesaggi, con i suoi prodotti. Vaste distese di ulivi secolari fanno della città salentina la città dell’olio per eccellenza, mentre il vino Negroamaro si sta affermando sempre di più sui mercati internazionali.
I lidi del territorio sono da sogno. Non si può non menzionare la località di Santa Caterina con Portoselvaggio e l’area marina protetta, Palude del Capitano, che si estende fino a Porto Cesareo. Inoltrarsi nella baia di Portoselvaggio è di per sé un’esperienza. Si arriva al mare, attraversando una folta pineta. L’approdo al mare è desiderato ed evocato in lontananza. All’arrivo si apre una costa incontaminata, paradiso per gli amanti del mare. L’acqua è infatti fresca e cristallina, percorsa da correnti che ravvivano il nuotatore. Un paesaggio mozzafiato incornicia anche la Grotta del Cavallo, nella Baia di Uluzzo. Qui si incontrarono l’Uomo di Neanderthal e l’Uomo Sapiens, dando vita a una civiltà del tutto originale, conosciuta in tutta Europa come la civiltà Uluziana. La storia di Nardò e del suo territorio parte quindi da molto lontano con suggestioni ed eventi che sono un compendio alla storia dell’uomo.
Brunella Marcelli