Novant’anni e non sentirli. Buon compleanno MOMA
Novanta e non sentirli. Oggi 7 novembre ricorrono, infatti, i novant’anni del Museum of Modern Art di New York, meglio conosciuto come il MOMA. Il MOMA non è un vecchio relitto museale, è il museo per eccellenza; quello che, obtorto collo, è sempre stato considerato il museo più importante al mondo. Dalla sua nascita, ricorreva, appunto, il 7 novembre del 1929, è sempre stato un susseguirsi di successi; molto semplicemente si può asserire che l’affermarsi del MOMA è da individuarsi nella semplice attenzione ai cambiamenti esistenti nella società e alla capacità di raccontarli e mostrarli al pubblico. Il tutto in una modalità vincente in termini di pubblico e di remunerazione al botteghino.
Nel 1929 l’idea del MOMA scaturisce dalla mente di tre giovani donne, le ricchissime Aldrich Rockefeller, moglie di John D. Rockefeller Junior, di Lillie P. Bliss e Mary Quinn Sullivan. Le tre signore, meglio conosciute come the ladies, riescono a coinvolgere nell’avventura museale diversi personaggi del gotha culturale della east coast, scegliendo un giovane storico, Alfred Barr junior, come primo direttore. Nonostante l’apertura avvenga a ridosso della crollo di Wall Street, la più importante crisi economica che si ricordi nel mondo moderno, nel primo mese di vita viene allestita la prima mostra che risulta prontamente un trionfo. Con la presenza dei quadri di Cezanne, Van Gogh e Gaugin si potrebbe pensare che è scontato ottenere un successo, ma non è così visto i tempi di crisi, economici e politici, e il fatto di rappresentare la novità artistica del momento.
Nei primi anni di vita, nonostante le ricchezze familiari delle tre donne, il MOMA cambia diverse volte la sede, seppur sempre all’interno dell’isola di Manhattan, perché non godono di tanti appoggi economici, soprattutto dai mariti. Ma tant’è che nel 1937 la sede diviene quella attuale, all’interno del Rockeffeller Center, seppur profondamente ristrutturata rispetto agli albori. In quel periodo vi è la prima grande impennata di popolarità grazie alla mostra dedicata a Picasso, a cavallo tra il 1939 e il 1940; è il primo grande successo, quello che determina una moda, un cambiamento. Da quel momento il MOMA, forse consapevolmente, diviene un modello, uno status symbol. Il punto di riferimento di un nuovo mondo. Un’altro momento focale é negli anni 80, quelli della pop art, del grande Andy Warhol, e cementano, semmai ce ne fosse bisogno, la fama globale del museo. Un museo in continua evoluzione, sempre, capace di attrarre quasi 3 milioni di persone all’anno nonostante il costo salatissimo della biglietteria.
Nella primavera del 2010 il successo al botteghino è così marcato grazie alla presenza della performer Marina Abramovic capace di stare per 700 ore a fissare le persone che volevano incontrarla. Risultato: file chilometriche per entrare e sedersi fronte a lei su di una sedia. Tra loro diversi attori e modelle, attori e personaggi famosi. Il MOMA è la capacità di fare tendenza raccontando i mutamenti della società attraverso la semplicità e la complessità che questa rappresenta. Oggi sembrerà quasi una banalità, ma tutto questo nel novecento, il secolo delle grandi trasformazioni, significava trovarsi di fronte a una rivoluzione culturale. Nel bianco edificio adagiato sulla 54 strada di Manhattan si entra per gustarsi un percorso visivo e sensoriale alla ricerca dei cambiamenti sociali e culturali di una società mondiale in continua metamorfosi. Nessuno meglio del MOMA è capace di essere tutto questo e il suo contrario. Non sarà il Louvre di Parigi o i Musei Vaticani di Roma, ma è semplicemente il MOMA che all’alba delle 90 candeline apre un nuovo spazio per essere al top, sempre.
Giulia Rebecchi