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Ripresa dell’economia, di che parliamo? Crollano i consumi del Belpaese

21 Agosto, 2020

Crescita del contagio a livello planetario, dati economici negativi, disoccupazione in aumento, diffusione della conflittualità in diversi teatri: si profila un autunno a tinte fosche, anche se dagli USA arrivano segnali positivi

I Governi si affannano a infondere ottimismo nelle popolazioni. Preannunciano la ripartenza, l’arrivo del vaccino e massicci aiuti pubblici per sostenere l’economia. Ma i dati reali parlano una lingua diversa: crescita del contagio a livello planetario, crollo dei consumi in certi Paesi, disoccupazione in aumento, diffusione della conflittualità in diversi teatri. Un annus horribilis, il 2020, avrà forse un epilogo tragico? Sebbene inquietante, la domanda è fondata. Diamo un’occhiata ai “maledetti” dati, tentando di formarci un’opinione in merito. Cominciamo dall’Italia.

I consumi delle famiglie italiane sono crollati in 25 anni. Questa la conclusione dell’ultimo studio di Confcommercio relativo al periodo 1995/2020. Le spese obbligate, quelle che riguardano casa, bollette, prime necessità, rappresentano ormai la grande fetta dei consumi familiari. Infatti, la metà degli acquisti degli italiani è rivolto alle voci di spesa cosiddette non libere, come manutenzione della casa, generi alimentari, servizi e prodotti per la comunicazione. In totale, i consumi obbligati rappresentano il 44% di tutte le spese di una famiglia, raggiungendo un livello mai registrato dal 1995. Ciò significa che almeno 7.000 euro l’anno sono utilizzati per i consumi necessari. Tra questi, è soprattutto la manutenzione della casa a erodere il reddito delle famiglie: affitti, manutenzioni varie, bollette, smaltimento rifiuti si traducono in 4.000 euro annue di spesa pro capite. Mentre, il 2020, con l’impatto devastante del coronavirus, ha visto frenare bruscamente la tendenza ai consumi liberi, quelli dettati principalmente da desideri, gusti e preferenze. Anche i servizi commercializzabili sono emersi come sempre meno rilevanti: in un anno sono passati dal 21% al 15,6%, riducendo quindi il benessere economico, di solito legato alla spesa in questo settore. Ecco perché il presidente di Confcommercio Sangalli non ha usato mezzi termini per commentare il rapporto sui consumi: “Se non si interviene con misure mirate, la ripresa economica non ci sarà”.

Gettiamo uno sguardo, ora, su ciò che accade Oltreoceano. A prima vista, emergono luci e ombre. Se, da un lato, la pandemia non è sotto controllo; dall’altro, alcuni importanti comparti economici danno qualche segno di vitalità. Apple, ad esempio, è la prima compagnia USA a raggiungere il valore record di 2mila miliardi di dollari. Il colosso tech è riuscito a raddoppiare la propria capitalizzazione di mercato in soli due anni. Alla fine di luglio, la compagnia ha superato il colosso petrolifero Saudi Aramco come azienda dal valore più grande al mondo. Il 19 agosto 2020, secondo CNBC, Apple ha superato quota 2 trilioni, intorno alle 11, ora locale, in apertura di Wall Street, quando il prezzo delle sue azioni è andato oltre i $467. Il miracolo è che, nel corso di una pandemia che ha azzoppato moltissime aziende, le azioni della multinazionale di Cupertino hanno guadagnato il 60% in un anno. Ma non è soltanto la società fondata da Steve Jobs a cantare vittoria. Il periodo è roseo anche per altri giganti della tecnologia: pure Microsoft, Alphabet e Amazon valgono oltre 1 miliardo. I dati positivi targati Usa non si fermano qui, però. Buone notizie vengono anche dal settore delle costruzioni, significativo indicatore del trend economico. L’indice dei permessi di costruzione del luglio scorso ha evidenziato un miglioramento. Il dato si è attestato a 1,495 milioni di unità, in confronto con i precedenti 1,258 milioni e con previsioni a 1,320 milioni. Per quanto riguarda l’apertura di nuovi cantieri, nel mese di luglio la variazione è stata di 22,6%, rispetto al 17,5% precedente.

Il colosso a stelle e strisce è, dunque, alla vigilia di una robusta ripresa? E’ prematuro dirlo. Le incertezze pesano ancora sul futuro del grande Paese. Tutti sperano che l’America possa tornare a essere la potente locomotiva di un tempo, in grado di rimettere in moto il mondo… Tuttavia, le nubi nere all’orizzonte non sono state del tutto fugate. La pensa così pure la Fed. Dai verbali degli incontri del Board, tenutisi in questi giorni, emerge la volontà dei membri di superare la contingenza emergenziale, centrando la discussione su obiettivi di lungo termine. Segno di una visione di più ampio respiro. Scendendo poi nello specifico, i partecipanti hanno sottolineato la ripresa dei consumi, controbilanciata però dai risultati meno confortanti del settore aziendale. Il mercato del lavoro, invece, ha registrato miglioramenti consistenti, ma purtroppo dipendono dall’andamento del virus. Dunque, siamo ancora sull’ottovolante.

Paul Nicastro

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