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Stelle Killer: le sorprese dell’Universo

7 Marzo, 2022

Le hanno scoperte l’Università di Lovanio in Belgio (KU Leuven) e l’European Southern Observatory (Eso) con uno studio pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics

In un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui si torna con urgenza a parlare di guerra e di pace sull’onda dei tragici fatti dell’Ucraina, osservare l’universo potrebbe dare l’illusione che si possa trovare conforto nelle leggi immutabili che governano gli spazi celesti e il moto degli astri. Ma così non è. Pace e armonia non appartengono neppure al cosmo. Un caso per tutti, emerso da una recente straordinaria scoperta. Il buco nero più vicino alla Terra rilevato nel 2020, a soli 1.000 anni luce di distanza, in realtà non esiste, Si tratta invece di un sistema composto da 2 stelle che orbitano molto vicine tra loro e nel quale una delle due sta succhiando tutta l’atmosfera della compagna, un fenomeno noto anche come ‘vampirismo stellare’. Lo rivela uno studio condotto in coppia dall’Università di Lovanio in Belgio (KU Leuven) e dall’European Southern Observatory (Eso), pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics.

Nel 2020, un gruppo di ricerca dell’Eso aveva infatti interpretato i dati ottenuti dalle osservazioni di HR 6819 come un sistema triplo: un buco nero intorno al quale orbitavano due stelle, una molto vicina con un’orbita di soli 40 giorni e l’altra più distante. Gli stessi dati, però, avevano ricevuto una diversa spiegazione da ricercatori della KU Leuven: poteva trattarsi di un sistema binario di 2 stelle, senza buco nero, in cui una delle due stava divorando l’altra. Per risolvere il mistero, i due gruppi di ricerca hanno unito le forze, effettuando nuove osservazioni con il Very Large Telescope (VLT) ed il Very Large Telescope Interferometer (VLTI) dell’Eso. I nuovi dati hanno confermato l’ipotesi del sistema binario: si tra 2 stelle in orbita molto stretta, circa un terzo della distanza tra la Terra e il Sole. “Sembra che abbiamo catturato le stelle in un momento molto particolare, subito dopo la distruzione dell’atmosfera di una da parte della compagna”, commenta Julia Bodensteiner dell’Eso, una delle autrici dello studio. “Riuscire ad osservare questa fase è estremamente difficile, perché è molto breve”, aggiunge Abigail Frost, alla guida dello studio: “questo rende la nostra scoperta davvero entusiasmante”.

 

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