Tracollo afghano, Usa in ritirata, parla Biden
Molte incognite dietro la decisione americana di lasciare l'Afghanistan. Il presidente Usa dice che, a questo punto, non c'era altra scelta
Flash del passato. 1975, l’America in fuga da Saigon assediata dai vietcong. Oggi, gli elicotteri che evacuano l’ambasciata di Kabul, assediata dai Talebani dopo 20 anni di guerra. E’ la stessa sconfitta? Ni, il presidente Biden ha deciso di ritirare definitivamente le truppe dal quel martoriato Paese. Perchè? Forse dalle trattative sotterranee in corso in questi anni è emerso un accordo: vi lasciamo il vostro Paese a patto che voi non ci attacchiate più, come è accaduto con Al Qaeda. Chissà? Vedremo come si assesteranno gli equilibri geopolitici nei prossimi mesi e anni. Intanto, parla Biden e dà la sua versione dei fatti:
“Ho ordinato al Segretario di Stato di sostenere il presidente Ghani e altri leader afghani mentre cercano di prevenire ulteriori spargimenti di sangue e di perseguire una soluzione politica. Il segretario Blinken s’impegnerà anche con le principali parti regionali interessate. Inoltre, abbiamo comunicato ai rappresentanti dei talebani a Doha che qualsiasi azione da parte loro sul campo in Afghanistan, che metta a rischio il personale statunitense o la nostra missione lì, sarà accolta con una rapida e forte risposta dell’esercito americano. Poi, ho incaricato l’ambasciatore Tracey Jakobson di uno sforzo dell’intero governo sulle richieste speciali di visto di afghani e di alleati degli afghani. I nostri cuori sono con i coraggiosi uomini e donne afghani, che ora sono a rischio. Stiamo lavorando per evacuare migliaia di coloro che hanno aiutato la nostra causa e le loro famiglie. Questo è ciò che faremo. Ora vorrei essere chiaro su come siamo arrivati qui.
L’America è andata in Afghanistan 20 anni fa per sconfiggere le forze che hanno attaccato questo Paese l’11 settembre. Quella missione ha provocato la morte di Osama bin Laden oltre un decennio fa e il forte indebolimento di al Qaeda. Dieci anni dopo, quando sono diventato presidente, un piccolo numero di truppe statunitensi era ancora sul terreno, in pericolo, con una scadenza imminente per ritiro o per il ritorno al combattimento. Negli ultimi giorni, sono stato in stretto contatto con il mio team di sicurezza nazionale per dare loro indicazioni su come proteggere i nostri interessi e i nostri valori, mentre concludiamo la nostra missione militare in Afghanistan. In primo luogo, sulla base delle raccomandazioni dei nostri diplomatici, militari e d’intelligence, ho autorizzato il dispiegamento di circa 5.000 soldati statunitensi per assicurarci di poter disporre di un’evacuazione ordinata e sicura del personale statunitense e di altro personale alleato, di una ordinata e sicura evacuazione degli afgani che hanno aiutato le nostre truppe durante la nostra missione e di quelli particolarmente a rischio a causa dell’avanzata talebana. In secondo luogo, ho ordinato alle nostre forze armate e alla nostra comunità d’intelligence di garantire il mantenimento della capacità per affrontare future minacce terroristiche dall’Afghanistan.
Durante i 20 anni di guerra del nostro Paese in Afghanistan, l’America ha inviato i suoi migliori giovani uomini e donne, ha investito quasi un miliardo di dollari, ha addestrato oltre 300.000 soldati e poliziotti afgani, li ha dotati di attrezzature militari all’avanguardia e ha mantenuto l’efficienza della loro aeronautica nella guerra più lunga nella storia degli Stati Uniti. Un anno in più, o cinque anni in più, di presenza militare degli Stati Uniti, non avrebbe fatto differenza se l’esercito afghano non potesse o non volesse tenere il proprio Paese. E un’infinita presenza americana nel mezzo del conflitto civile di un altro Paese non era accettabile per me. Quando sono entrato in carica, ho ereditato un accordo fatto dal mio predecessore – che ha invitato i talebani a discutere a Camp David alla vigilia dell’11 settembre 2019 – che ha lasciato i talebani nella posizione militarmente più forte dal 2001 e ha imposto il primo maggio 2021 come decadine per le forze statunitensi. Poco prima di lasciare l’incarico, ha anche ridotto le forze statunitensi a un minimo di 2.500. Pertanto, quando sono diventato presidente, ho dovuto affrontare una scelta: portare avanti l’accordo, con una breve proroga per far uscire in sicurezza le nostre forze e le forze dei nostri alleati, o aumentare la nostra presenza e inviare più truppe americane a combattere ancora una volta in un altro conflitto civile di un Paese. Sono stato il quarto presidente a gestire una presenza di truppe americane in Afghanistan: due repubblicani, due democratici. Non vorrei, e non lo farò, passare questa guerra a un quinto”.
Paul Nicastro