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Tracollo afghano, Usa in ritirata, parla Biden

16 Agosto, 2021

Molte incognite dietro la decisione americana di lasciare l'Afghanistan. Il presidente Usa dice che, a questo punto, non c'era altra scelta

Flash del passato. 1975, l’America in fuga da Saigon assediata dai vietcong. Oggi, gli elicotteri che evacuano l’ambasciata di Kabul, assediata dai Talebani dopo 20 anni di guerra. E’ la stessa sconfitta? Ni, il presidente Biden ha deciso di ritirare definitivamente le truppe dal quel martoriato Paese. Perchè? Forse dalle trattative sotterranee in corso in questi anni è emerso un accordo: vi lasciamo il vostro Paese a patto che voi non ci attacchiate più, come è accaduto con Al Qaeda. Chissà? Vedremo come si assesteranno gli equilibri geopolitici nei prossimi mesi e anni. Intanto, parla Biden e dà la sua versione dei fatti:

“Ho ordinato al Segretario di  Stato di sostenere il presidente Ghani e altri leader afghani mentre  cercano di prevenire ulteriori spargimenti di sangue e di perseguire  una soluzione politica. Il segretario Blinken s’impegnerà anche con  le principali parti regionali interessate.  Inoltre, abbiamo comunicato ai rappresentanti dei  talebani a Doha che qualsiasi azione da parte loro sul campo in  Afghanistan, che metta a rischio il personale statunitense o la  nostra missione lì, sarà accolta con una rapida e forte risposta  dell’esercito americano.  Poi, ho incaricato l’ambasciatore Tracey Jakobson di uno sforzo dell’intero governo sulle richieste speciali di visto di  afghani e di alleati degli afghani. I nostri cuori sono con i coraggiosi uomini e donne afghani, che ora sono a rischio. Stiamo  lavorando per evacuare migliaia di coloro che hanno aiutato la nostra  causa e le loro famiglie.  Questo è ciò che faremo. Ora vorrei essere chiaro su come siamo  arrivati qui.

L’America è andata in Afghanistan 20 anni fa per sconfiggere le  forze che hanno attaccato questo Paese l’11 settembre. Quella  missione ha provocato la morte di Osama bin Laden oltre un decennio  fa e il forte indebolimento di al Qaeda. Dieci anni dopo, quando sono  diventato presidente, un piccolo numero di truppe statunitensi era  ancora sul terreno, in pericolo, con una scadenza imminente per  ritiro o per il ritorno al combattimento. Negli ultimi giorni, sono stato in  stretto contatto con il mio team di sicurezza nazionale per dare loro  indicazioni su come proteggere i nostri interessi e i nostri valori, mentre concludiamo la nostra missione militare in Afghanistan.  In primo luogo, sulla base delle raccomandazioni dei nostri  diplomatici, militari e d’intelligence, ho autorizzato il  dispiegamento di circa 5.000 soldati statunitensi per assicurarci di  poter disporre di un’evacuazione ordinata e sicura del personale  statunitense e di altro personale alleato, di una ordinata e sicura  evacuazione degli afgani che hanno aiutato le nostre truppe durante  la nostra missione e di quelli particolarmente a rischio a causa  dell’avanzata talebana.  In secondo luogo, ho ordinato alle nostre forze armate e alla  nostra comunità d’intelligence di garantire il mantenimento  della capacità per affrontare future minacce terroristiche  dall’Afghanistan.

Durante i 20 anni di guerra del nostro  Paese in Afghanistan, l’America ha inviato i suoi migliori giovani  uomini e donne, ha investito quasi un miliardo di dollari, ha  addestrato oltre 300.000 soldati e poliziotti afgani, li ha dotati di  attrezzature militari all’avanguardia e ha mantenuto l’efficienza  della loro aeronautica nella guerra più lunga nella storia degli  Stati Uniti. Un anno in più, o cinque anni in più, di presenza  militare degli Stati Uniti, non avrebbe fatto differenza se l’esercito afghano non potesse o non volesse tenere il proprio Paese.  E un’infinita presenza americana nel mezzo del conflitto civile di un  altro Paese non era accettabile per me.  Quando sono entrato in carica, ho ereditato un accordo fatto dal  mio predecessore – che ha invitato i talebani a discutere a Camp  David alla vigilia dell’11 settembre 2019 – che ha lasciato i  talebani nella posizione militarmente più forte dal 2001 e ha  imposto il primo maggio 2021 come decadine per le forze statunitensi.  Poco prima di lasciare l’incarico, ha anche ridotto le forze  statunitensi a un minimo di 2.500. Pertanto, quando sono diventato  presidente, ho dovuto affrontare una scelta: portare avanti  l’accordo, con una breve proroga per far uscire in sicurezza le  nostre forze e le forze dei nostri alleati, o aumentare la nostra  presenza e inviare più truppe americane a combattere ancora una  volta in un altro conflitto civile di un Paese. Sono stato il quarto  presidente a gestire una presenza di truppe americane in  Afghanistan: due repubblicani, due democratici. Non vorrei, e non lo  farò, passare questa guerra a un quinto”.

Paul Nicastro

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